L’indennità di accompagnamento è una forma di sussidio garantita dallo Stato. Lo scopo è quello di aiutare gli invalidi non più autosufficienti nello svolgimento delle azioni di tutti i giorni. Un aiuto fondamentale, sia per coloro che vivono l’invalidità, sia per le famiglie che assistono i loro cari.
Possiamo chiedere questo sostegno anche nel caso di pazienti oncologici, come coloro che stanno affrontando sedute di chemioterapia.
Nei prossimi paragrafi capiremo meglio sia cosa sia l’indennità di accompagnamento, sia in che modo possa essere richiesta da pazienti oncologici.
Come richiederla
Esistono molti modi per avviare questo iter burocratico. Il sussidio è garantito dall’INPS, l’ente italiano che si occupa della previdenza sociale, ed è proprio a questo ente che deve pervenire la richiesta.
Oggi possiamo fare richiesta sia rivolgendoci direttamente all’INPS, sia utilizzando canali secondari, come i patronati.
Attraverso il sito dell’ente possiamo contattare direttamente il call center dedicato, oppure fare richiesta telematicamente.
Richiedere l’indennità di accompagnamento non è difficile, e anche i più anziani possono farlo in maniera piuttosto semplice, senza la necessità di utilizzare i mezzi telematici.
Quali sono i requisiti
L’indennità di accompagnamento nasce come forma di sostegno per gli invalidi che non sono più autosufficienti. Sono compresi in ciò sia i mutilati, sia coloro che abbiano patologie invalidanti al 100%.
Per ottenerla è necessario che l’individuo non sia più in grado di camminare, o di svolgere in autonomia le azioni di tutti i giorni. A tal proposito la normativa è molto chiara, specificando quali siano le azioni considerate giornaliere.
Non sussistono requisiti economici. Al contrario di altri sostegni non è necessario rispettare alcuna soglia in termini di reddito. Questo sostegno è accessibile da chiunque rispetti i requisiti in termini di invalidità.
Non ci sono neanche limiti in termini di età. Può essere richiesta anche da chi non è in età da lavoro, quindi valido sia per i minori che per le persone oltre i 65 anni.
Per i pazienti oncologici
L’indennità di accompagnamento può essere richiesta anche dai pazienti oncologici. Durante le terapie o anche dopo, a causa di eventuali interventi, possono sorgere le condizioni previste dalla normativa. La chemioterapia, nonostante sia salvifica nella lotta oncologica, può avere molti effetti collaterali, compromettendo la vita quotidiana durante il periodo delle terapie stesse.
In tal caso è possibile avviare l’iter, con la commissione addetta che valuterà il caso singolo dell’individuo, accertandone l’invalidità e l’impossibilità nello svolgimento di una vita autosufficiente.
Nel caso in cui il riconoscimento burocratico avvenga dopo la conclusione delle terapie, o al termine della condizione di invalidità, l’indennità sarà comunque riconosciuta per il periodo interessato. Ciò significa che potremmo ricevere questo sussidio in tempi differenti rispetto al reale bisogno.
Attenzione: qualora la richiesta non vada inizialmente a buon fine, potete contattare esperti in questo campo, per avviare una pratica di ricorso. Saranno gli esperti stessi a dirvi se la vostra situazione renda plausibile un successo in caso di ricorso. Ricordate che in caso di invalidità e di non autosufficienza questa indennità è un vostro diritto.
Compatibilità e sospensione
L’indennità di accompagnamento può essere sospesa in una precisa condizione. Si tratta del caso in cui il paziente sia ricoverato per un tempo di almeno 30 giorni all’interno di una struttura sanitaria.
In tal caso è lo Stato a prendersi carico del sostentamento giornaliero del paziente, e per questo viene sospesa l’erogazione dell’indennità. Al termine del ricovero l’erogazione riprende regolarmente.
L’indennità è in generale compatibile con la maggior parte dei sussidi di questo genere. L’unico sussidio con cui entra in conflitto, portando l’individuo alla scelta di uno dei due, è nel caso di una invalidità di guerra, lavoro o di servizio.